SUMMER SEA KAYAK EXPEDITION

dal 30 luglio al 5 settembre... un nuovo viaggio...

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Tatiana e Mauro



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lunedì 25 ottobre 2010

Summary 7 - The island's peninsulas

Pubblicato sul blog di "Tre uomini in barca" l'11 agosto col titolo "Promontori isolani":
Pranziamo sul set cinematografico di Zorba il Greco, la bella spiaggia di sabbia bianca dove è stata girata la scena del sirtaki danzato da Antony Queen.
Ce lo meritiamo, visto che abbiamo appena superato il pronunciato promontorio di Akrotiri completamente esposto al vento proprio in una giornata in cui il Signor Meltemi ha deciso di darci un assaggio della sua potenza e ha soffiato ad oltre 50 km orari, in direzione ovviamente contraria!
Quello che per secoli è stato il rifugio prediletto per monaci ed eremiti, è oggi un aeroporto civile e militare molto trafficato, ma la penisola calcarea è ricca di fenomeni carsici e ha saputo mantenere inalterato nel tempo il suo fascino selvaggio di luogo aspro ed inaccessibile.
Montiamo il campo sulla spiaggia di ciottoli di un profondo canyon cui si accede quasi solo via mare, oppure attraverso un impervio sentiero percorso solo da pochi avventurosi escursionisti: i 13 ragazzi greci che hanno acceso il fuoco tra gli oleandri fioriti ci hanno poi offerto due gustose braciole alla griglia… cortesie tra vicini di tenda.
Tra onde spumeggianti che oltre a farci avanzare ci fanno anche andare parecchio su e giù, raggiungiamo il giorno seguente la bella cittadina di Hania, il cui porto ci ha lasciati un po’ perplessi perché l’ingresso è parzialmente ostruito da una bella manciata di scogli affioranti mal segnalati.
La storia della città è curiosa ed emblematica: i saraceni hanno trasformato le chiese in moschee e i campanili in minareti, due secoli dopo i bizantini hanno ritrasformato le moschee in chiese ed i minareti in campanili.
Il risultato di questo trasformismo architettonico, durato per altri secoli ancora con i veneziani ed i turchi, è un piacevole puzzle di stili e di confessioni che ad Hania ha raggiunto il suo apice: una chiesa visibile dal porto che ha conservato sia un minareto che un campanile, esempio forse unico al mondo di pacifica convivenza religiosa.
Ci è piaciuta molto Hania e la sosta sotto i bastioni del faro alto e slanciato ci accompagna idealmente per tutta la giornata, lunga lenta e monotona, di semplice trasferimento oltre le spiagge basse e piene di alberghi, ombrelloni e bagnanti in acqua come la pastina di Mafalda!
Trasferimento necessario per “attaccare” le due corna della costa nord occidentale dell’isola, la prima alta, aspra e scoscesa, con due soli punti di sbarco che ci costringono ad un periplo a tappe forzate, su fondali profondi ricchi di spugne tondeggianti e lungo pareti decorate dalle reti gialle strappate dal mare e appese alla roccia come arazzi postmoderni; la seconda più sfinata ma altrettanto impervia e rocciosa, oltre un’ampia baia che teniamo a distanza di sicurezza perché di nuovo piena di case sulla spiaggia e serre dietro i canneti.
L’isola di Creta qui si apre su un vero angolo di paradiso: siamo arrivati ieri (martedì 10 agosto) alla fine del mondo!
Proprio sul capo del secondo promontorio si affacciano due isole molto belle, una chiamata Agria (selvaggia), l’altra Imeri (coltivata), ma sulle carte entrambe indicate come Gramvoussa; la più piccola è stata fortificata dai veneziani ed il castello sui cui ora svetta una bella bandiera greca è stato poi utilizzato dai turchi come rifugio degli ultimi corsari mediterranei, che intorno ai primi dell’800 assaltarono così tante navi che vennero presto fatti oggetto di una spedizione punitiva congiunta di inglesi e francesi… con i proventi della pirateria, la piccola comunità era aumentata fino a 6000 abitanti, compresi i prigionieri tenuti nelle grotte… ora ci sono solo conigli in libertà grossi come agnelli e diomedee notturne che strillano come bambini sgozzati.
I promontori isolani ci hanno sedotti e conquistati, così lontani dalle rotte turistiche e così accoglienti per due navigatori solitari!


Posted the 11th of August on the "Three men on the boat" blog:
We've had lunch on the "Zorba the Greek" set, the beautiful white sand beach of the sirtaki danced by Antony Queen. We have just overcome the pronounced Akrotiri peninsula, completely exposed to the Meltemi wind, blowing more than 26 knots, obviously against us!
The peninsula was a mountain refuge for monks and hermits for centuries, and it is today a civil and military airport, rich of calcareous phenomenas on the coast.

We've passed the night on the pebbles beach at the end of a depth canyon, which is entered only by sea or through an impervious path, crossed by few adventurous excursionists: the 13 Greek boys have offered then us two savoury steaks cooked on the fire.
The following day we've reached the beautiful town of Hania; its hoarbour has left us bit perplexed because the entry is partially obstructed by some not signalled rocks appearing on the surface of the sea. The history of the city is curious and symbolic: the Saracens have transformed the churches in the mosques and the bell towers in minarets, two centuries before the Byzantines have re-transformed the mosques in the churches and the minarets in the bell towers. The result of this architectural transformations, promoted for other centuries with the Venetians and the Turks, it is a pleasant puzzle of styles and confessions that in Hania has reached its apex: a central church visible from the harbour has still preserved both a minaret and a bell tower, perhaps the unique example in the world of a pacific religious cohabitation.
Weliked Hania a lot and the stop under the bastions of the tall and slender lighthouse ideally accompanies us for the day, long slow and monotonous day, a simple and necessary transfer "to attach" the two horns of the north western coast of the island: the first pensinsula is tall and steep, with just two safety points to unload that have forced us to complete the periplus in a no-stop day paddling, along a deep sea rich in green sponges and a rocky cliff decorated by yellow nets, torned by the sea and suspended on the rocks, like post-modern tapestries; the second peninsula is impervious as weel and over an ample bay the island of Crete is open on an angle of heaven: it seems to be arrived at the end of the world!

Just on the head of the second promontory two very beautiful islands they lean out on the sea, one called Agria (wild), the other Imeri (cultivated), on the maps both pointed as Gramvoussa; the smallest has been strengthened from the Venetians and the castle with the Greek flag it has been used as a cove by the last Mediterranean pirates: an incredible community of up to 6000 inhabitants is now represented by a free coomunity of rabbits, running around the kayaks at the sunset.
The island promontories have seduced us, so far from the tourist routs and so pleasant for two solitary kayakers!

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